sabato 18 agosto 2012

Close the door....


Conosco a memoria gli scricchiolii del pavimento in legno sotto i miei piedi.
Sò qual'è la piastrella ballerina fra il bagno e la cucina e riconosco ad occhio nudo quelle sollevate dal  tempo, che impediscono alla porta in vetro pressato di chiudersi come si deve.

In quella casa, il cambio delle stagioni, è dettato dal mutare di colore e quantità delle foglie sull'albero dall'altra parte della strada.
Il rumore del vento che soffia impetuoso e fa sbattere gli scuri delle finestre e dondolare la lampada giù in strada, annuncia sempre l'arrivo del freddo.
Le rondini che sfrecciano fra le corti dei palazzi, disegnando strane traiettorie nel cielo, stabiliscono l'arrivo della primavera, o di una stagione vagamente somigliante.

In quella casa c'è il vicino chiacchierone ma sempre disponibile ad aiutare.
La signora del piano di sopra che ti "tiene d'occhio" come farebbe con sua figlia e ti porta il pane quando fuori è troppo freddo e tu non puoi uscire con la bambina.
La ragazza che passa le giornate portando a spasso il cane e, quando la incroci per le scale, ti blocca con una raffica di chiacchiere.

E poi ci sono i miei ricordi. Ci sono cinque lunghi, bellissimi ed intensi anni della mia vita racchiusi in quello stabile. No mi correggo: in quell'appartamento.

L'arrivo da "ragazza che vuole provare a vivere da sola".
Lasciata la  famiglia, mi sono imbaracata in questa strana avventura che mi ha portato in cinque anni a cambiare completamente il mio modo di vivere. Il mio trampolino di lancio è stato quel posto.

Le cene con gli amici.
Essendo una fra le prime ad andare a vivere da sola, per tutto il primo anno di residenza ho sempre avuto a cena un sacco di gente. Alcuni invitati, altri no.
Ricordo lo stupore della gente in strada, quando mi vedevano uscire dal portone la mattina dopo, con una borsa piena zeppa di bottiglie di birra che, ovviamente, secondo loro mi ero bevuta da sola.

L'inizio stravagante di una convivenza.
L'arrivo totalmente inaspettato sulla soglia della dolce metà, una domenica mattina cominciata male per altri motivi, con la valigia in mano e le più serie intenzioni di vivere con te.

La stressante organizzazione del matrimonio e il ritorno a casa da donna sposata.
Il test di gravidanza fatto poche settimane dopo in un bagno sempre troppo piccolo.
Il mio sbriciare incuriosito  una pancia che cresceva pian piano nella mia immagine riflessa allo specchio.
Il rientro da....MAMMA dopo un parto difficile e una settimana di ospedale.
L'inizio traumatizzante della vita a tre.

Ricordo i momenti belli ma anche quellli brutti, bruttissimi, tutti passati là dentro.
L'altro giorno ho chiuso definitivamente la porta di quell'appartamento con la consapevolezza che non ci tornerò più. Con la consapevolezza che una parte di me è rimasta là dentro.












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