mercoledì 4 aprile 2012

L' allegra apocalisse

Ultimamente stò leggendo un libro che si intitola come questo post.

Parla di un'ipotetica crisi mondiale, facendola partire dalla metà degli anni novanta per farla arrivare al culmine in questi anni.
Un romanzo incentrato su fantasiosi scenari immaginati da uno scrittore finlandese che però, a mio avviso, hanno qualcosa di profetico.
La situazione di crisi generale che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti, parla di città distrutte da guerre oppurre sommerse dall'immondizia, di carburante che non si trova più o costa un patrimonio, di aziende chiuse, di gente senza lavoro.
Non è una storia tragica o drammatica quella raccontata tutt'altro, ma lo scenario in cui si svolge io lo "vivo" con una certa ansia.

Questo per dire che se in Italia le cose non cambiano alla svelta, sarà sempre più difficile immaginarsi un futuro diverso da quello descritto nel romanzo.
Lo sò che il Governo in carica stà facendo il "lavoro sporco" che per decenni nessuno dei suoi predecessori ha voluto fare.
Sò che la pensione non esiste più e che lavorerò (se lavorerò) finchè morte non mi separi dal posto di lavoro.
Sono a conoscenza del fatto che il posto fisso non esiste più e dovrò cambiare spesso e volentieri.
Sò tutto e capisco tutto, ma...

Non credo sia da Paese democratico lasciare i propri lavoratori per settimane, mesi senza paga e senza NESSUNO che possa darti una spiegazione, se non rispote del tipo:
"Guardi non dipende da noi, aspettiamo l'autorizzazione..."
Si continua a parlare di poliche per la famiglia, ma a me non sembra che si stia facendo molto per queste famose famiglie.
Com'è possibile che una persona si ritenga "fortunata" SE viene chiamata a lavorare per qualche settimana al mese, perchè sicuramente c'è chi stà peggio?!
Anche i termini di paragone ormai si fanno con situazioni che, fino a qualche anno fa, sembravano impensabili.


Nella NOSTRA apocalisse c'è ben poco di allegro.




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